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sabato 13 luglio 2013

La favola edificante dello gnomo che diventò una statua da giardino

C'era una volta lo Gnomo Eom che viveva in una grande foresta. Conduceva una vita tranquilla e abbastanza gioiosa. Il giorno andava a cercarsi da mangiare e a curare all'occorrenza qualche animale ferito, la sera si riuniva con gli altri gnomi e insieme facevano attività tipiche delle creature dei boschi: gozzovigliavare allegramente, danzare e cantare, fare dispetti agli umani. Insomma, lo gnomo poteva dirsi appagato. Tuttavia, a volte si lasciava prendere dalla maliconia o era irrequieto. In quei casi faceva lunghe passeggiate solitarie nel sottobosco, fino ad avventurarsi, quando ne aveva voglia, nel territorio delle fate, che avevano il potere di metterlo di buon umore, sempre.
Fu proprio in una di queste passeggiate dai-un-calcio-alla-tristezza che incontrò una nuova fata, di nome Lag. Era seduta su un fungo, tutta sola e concentrata a scrivere su un quaderno fatto di foglie di quercia e phalaenopsis.
"Cosa scrivi?", chiese Eom.
"Appunti sulla telempatia."
"Cos'è?"
"L'empatia telepatica o telepatia empatica".
"E sei brava?"
"Dovrei esercitarmi un po' di più. Ti va di aiutarmi?"
"Cosa devo fare?"
"Nulla. Vai a casa e aspetta un segnale."
Così fece Eom. Andò a casa, si preparò per la notte e nel letto attese il segnale, che non tardò ad arrivare. Nella sua testa sentiva chiara la voce di Lag che cercava di leggere i pensieri di Eom e sentire ciò che lui sentiva. La notte era diventata il momento per Eom e Lag di parlarsi in questo modo così particolare, ogni giorno erano più vicini.
Una volta la fata chiese allo gnomo di poter andare a trovarlo a casa perché voleva vedere la sua casetta incastonata tra le radici di un albero.
Lui disse categorico: "No".
"Perché?", chiese indispettita Lag.
"Perché l'ho costruita e arredata per farci entrare unicamente la compagna perfetta".
"Chi?"
"Quella che mi accompagnerà per tutta una vita"
"Potrei essere anch'io!", fece Lag, ingenua, "Noi siamo amici e stiamo bene insieme".
"No, tu no. Per quanto stiamo bene, siamo troppo diversi. Insomma, io sono uno gnomo, legato alla terra. Tu una fata, ti libri nell'aria. Ci sono più divergenze che punti d'incontro, andiamo in direzioni diverse".
La fata, pur con qualche perplessità, accettò il verdetto così perentorio prendendolo come uno stimolo a invertire la rotta e una sfida per fargli cambiare idea. Da quel momento in poi, Lag, nei tentativi di migliorare agli occhi di Eom, imparò tante cose: trasformare una lacrima in fiore, il vuoto in pieno e il pieno in vuoto, il fiele in miele, brutte parole in haiku meravigliosi, l'ombra in lucciole; donare minuti, sorrisi, gambe e braccia a chi ne aveva bisogno; parlare con la luce e sentire le sue risposte; e tante altre cose ancora.
Eom apprezzava le capacità di Lag, se ne rallegrava, ma rimaneva persuaso dell'impossibilità di far entrare Lag in casa sua, nemmeno nel suo giardino, luogo in cui portava quelle che gli sembravano essere potenziali compagne perfette. Nessuna si rivelò giusta agli occhi di Eom e nessuna varcò la soglia della casa.
In tutti gli anni passati in compagnia della fata, lo gnomo aveva sempre pensato, non senza un certo dispiacere, che sarebbe stato lui a dover lasciare Lag, che un giorno avrebbe trovato finalmente la sua compagna perfetta, le si sarebbe dedicato anima e corpo e non ci sarebbe stato più posto per altro, nemmeno per quell'amicizia così speciale. Mai avrebbe pensato che sarebbe stata Lag a poterlo abbandonare. Così, quando capitò che Lag alzando gli occhi al cielo, vide uno splendido gufo reale, se ne innamorò e il gufo si innamorò di lei, Eom non la prese molto bene, c'era da giurarci che fosse geloso, ma non volendo darlo a vedere disse solo: "Buon per te, io aspetto ben altro".
Da quel momento, senza più la compagnia della fata, passava molto tempo seduto da solo su una pietra, convinto di star ancora aspettando quella giusta, ma da qualche parte sapeva che non sarebbe arrivata mai. A stare seduto su quel sasso, la polvere cominciò pian piano a ricoprirlo e poi a penetrare nella pelle e a foderargli gli organi, che si seccarono e si sgretolarono trasformandolo in un involucro vuoto a forma di gnomo. Solo nell'istante prima che pure l'ultima cellula del suo corpo smettesse di essere viva e si tramutasse in creta, Eom pensò a Lag e al tempo prezioso speso con lei e si rammaricò perché non si era accorto per tempo di avere tra le mani non quella giusta ma quella speciale, altrettanto (o forse maggiormente) degna di essere accolta nella sua casa, che sarebbe stata un luogo felice, ricco e luminoso, invece di desolato, arido e triste come fu nella realtà.
Dopo anni, un bambino passeggiando nella foresta vide lo gnomo diventato ormai una statuetta impolverata e se lo portò a ingrassare la sua collezione kitch di nani, bianchenevi ed elfi di gesso da giardino.

Morale della favola: gnomi, tiratevela di meno.

2 commenti:

  1. Anche gnome, penso... E cmq tutti quelli che non si accorgono di essere innamorati quando lo sono.

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    1. è l'eterna favola del "rendersi conto del valore di qualcosa, solo dopo averlo perso". ultimamente sto facendo i conti con ciò ogni giorno. per questo dico e mi dico "pensa di meno e fai di più"

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